AMALACASA, mission impossible?

Sta finendo l’estate di San Martino e da domani, in Emilia Romagna, diventeremo ‘arancioni’.

Ma se invece che incupirci con l’idea di chiuderci in casa, ci venisse voglia di aprirci ALLA NOSTRA CASA? 

Col passato lockdown abbiamo accumulato: cibi, chilogrammi, film webinar, ‘zoomate’. Proviamo questa volta a TOGLIERE?

Vi propongo un’AZIONE.

Sì non chiacchiere o letture (importanti anche quelle) ma stavolta si lavora e la prima sarò io.

Prenderò la mia guida AMALACASA e vi comunicherò giorno per giorno il mio cammino di dezavagliamento.

Dezavaglierò la mia libreria, sarà lei il ‘buco nero’ da scoprire, addomesticare e amare nei prossimi giorni.

Vi darò tutte le coordinate, buona azione!

Non so di chi sia la stupenda casa della foto, e neanche dove sia, ma so chi l’ha fotografata: Luke Stackpoole (on Unsplash)

PS: La pagina che vi si è aperta cliccando sopra il nome della mia guida non è un errore: in questo periodo di caccia alla streghe ho deciso di autopubblicare la mia guida sull’odiato colosso in oggetto. Leggo ovunque che sarebbe cosa buona non fare acquisti tramite ‘lui’, ma acquistare sotto casa. E’ vero e in tempi normali è assolutamente condivisibile. Ma io, non avendo il mio libro nelle ‘librerie sotto casa’ in questo periodo avevo due strade: stampare la mia guida e andare in posta, dove è costretto ad andare chi va a ritirare pensione e stipendio, per spedirvi il libro, oppure lasciare che giri solo il corriere, che avrebbe comunque dovuto girare.

La scelta del silenzio

Nel film di Ozpeteck “Mine vaganti”, la saggia nonna rimprovera la nuora dicendo: “Normalità, che brutta parola”. Infatti è una parola se non brutta di sicuro antipatica. Così in questo periodo, terrorizzati da virus e norme, decreti e autocertificazioni, ci buttiamo nel “fàmolo strano” (altra citazione cinematografica). Quindi pensiamo che, imprigionati dalle norme, terrorizzati dalla normalità, imparare cose diverse, fare cose diverse sia sufficiente per uscirne vivi (non parlo solo di salute fisica, ma ovviamente di salute mentale).

Tutto il chiasso mediatico a cui siamo sottoposti, l’offerta di vita solo oltre gli schermi, compresi le lamentele e i nuovi nemici da odiare, non ci stanno facendo cambiare lo stile di vita, ma ci vogliono solo distrarre dalla quotidianità, che a differenza della normalità è una bella parola. La quotidianità non è normata da leggi e consuetudini, ma dal tempo naturale, dal succedersi del giorno e della notte, dalla luce e dal buio.

E scoprire e inventarci una nuova quotidianità, che sia riscoperta del nostro corpo e dei suoi bisogni veri, l’importanza della ritualità nel rapporto all’interno del nostro nucleo familiare, che sia numeroso o singolo, la ricchezza delle piccole cose che ci circondano, lo scegliere con parsimonia i gesti e le parole giuste per chi ne ha bisogno, questo è rivoluzionario.

E rivoluzionario, in questo momento è cogliere l’occasione per donare e ricevere silenzio, per non assorbire tutto e riversare tutto indistintamente sugli altri, per trovare il coraggio di metterci di fronte a noi stessi, liberi da schemi e norme imposti dal di fuori, e chiederci con curiosità: “Chi sono?”, domanda che in realtà significa “Cosa mi fa essere veramente felice?”

9 marzo 2020: LA NOSTRA CASINABELLA (AL TEMPO DEL CORONAVIRUS)

Si è sempre curiosi del futuro, ma in questi giorni di Coronavirus, dove ogni giorno registra un cambiamento mi chiedo: come saremo messi tra un mese? Ancora spaventati e disorientati, molto più che spaventati, sereni perché il peggio è passato?

Indipendentemente da come saremo noi, vi scrivo di come dovrebbe essere la nostra casa, il nostro rifugio, la fortezza antiatomica di cui avremo bisogno o invece, spero vivamente, la base da cui partire per godere della bella stagione e del ricominciare ad incontrarci.

Parto da una considerazione: le nostre case sono pesanti, dense, anche se ordinate, traboccanti.

Sono troppo!

Facciamoci un regalo: iniziamo, una stanza alla volta, a controllare tutto quel che c’è e facciamo delle liste: quello che ci piace, quello che ci serve, quello che è rotto, quello che non ci serve, quello che non ci è mai piaciuto e iniziamo a buttare, regalare, aggiustare, rivalutare gli oggetti che ci circondano. Iniziamo dal bagno, dall’ingresso, da un disimpegno, dal balcone, per poi proseguire nelle stanze più importanti.

Partiamo dai vestiti, dai documenti, dalle scorte di cibo, dai ‘cassetti malippo’ dove sono finiti oggetti di ogni genere, usciti da una borsa, dall’apertura di una nuova confezione, dalla cassetta degli attrezzi o del cucito e mai rientrati nella loro dimora, bottoni, biro, elastici, biglietti da visita, tessere di supermercati che non esistono più, istruzioni di tre cellulari fa, gadget di fiere del passato.

Ognuno di noi possiede un ‘cassetto malippo’ o una ‘scatola malippo’, sarà una battaglia durissima affrontarli, forse saranno necessarie più di una battaglia, ma vi chiedo di fidarvi di me, una volta svuotato quel contenitore vi sentirete un eroe imbattibile, vi verrà voglia di affrontare anche il ripostiglio o la cantina, vi sembrerà di abitare in una casa nuova! Qual è il segreto di questa vittoria, qual è l’arma decisiva di questo combattimento? Semplicemente farvi la domanda: non perché devo buttare questa cosa (visto che se ne sta buona buona nel cassetto) ma perché la devo conservare? Questa cosa, cosa dà in più alla mia vita, alla mia famiglia, alla mia casa? Siate sinceri con voi stessi e vedrete che farete pochi prigionieri!

Se poi siete curiosi di imparare tecniche di DEZAVAGLIAMENTO, prendete contatti con la nostra associazione LAMIACASINABELLA, lamiacasinabella@gmail.com.

Buona casa libera a tutti!

 Nicoletta Magnani

(La foto proviene da Romena (AR) e presumo sia di Don Luigi Verdi)

La Casina e la Sardina

Innanzitutto Buon 2020 a tutti!

Questo è un articolo più di domande che di risposte, più di dubbi che di consigli. Parto da una sicurezza, la nostra associazione Lamiacasinabella non è una associazione che ha basi politiche, né tanto meno partitiche. Nasce in base a dei rapporti tra persone nel coltivare il loro privato modo di essere e di abitare, nello scambiarsi saperi di tipo personale. Ha un’apertura sul territorio dove ha sede, ma anche questi momenti sociali non sono sotto una bandiera politica, ma basata sulla possibilità di conoscerci e di crescere insieme.

Fatta questa premessa nella giornata di sabato 18 gennaio, quando Bologna sarà invasa dalle Sardine di tutt’Italia, ci è stato chiesto di essere disponibili ad incontrarle presso la nostra sede e presso la nostra Piazza Lambrakis. Nei vari quartieri di Bologna ci saranno dei trekking che porteranno la Sardine nei centri di aggregazione e nelle sedi di associazioni, e fra questi è stata scelta anche la Casinabella. Le Sardine si ritroveranno alle 9,45 presso Villa Paradiso, Via Emilia Levante, 138, da lì agli Orti-giardino Peppino Impastato e da lì a Piazza Lambrakis circa alle 11, quindi proseguiranno per il Parco dei Cedri e finiranno il tour presso Instabile Portazza, via Osoppo, dove pranzeranno.

I miei dubbi: tra i nostri 50 e passa soci ci saranno dei Sardine’s friends, ma anche delle persone che la pensano diversamente, quindi questo incontro s’ha da fare o no? Le Sardine sono diventate un fatto culturale? Come tali ha senso incontrarle comunque? Siamo un’associazione apolitica cosa c’entra un movimento politico con noi? Ho pensato a chi veramente non le sopporta e ho pensato che questa presenza possa irritarlo, poi ho pensato a me, che sono invece molto favorevole alle sardine e a chi la pensa come me, che mi sarebbe dispiaciuto molto avere la possibilità di sentire dal vivo questa ventata di novità e non avere la possibilità di farlo.

Allora mi è venuto in mente il presepe nelle scuole e quel papà mussulmano che ha chiesto formalmente al dirigente scolastico di fare il presepe nella scuola di suo figlio, perché era utile anche per suo figlio conoscere e imparare a rispettare un’altra religione, come avrebbe dovuto, crescendo, conoscere e rispettare la propria. 

E così è nata la scelta: ACCOGLIAMO LE SARDINE, accogliamo l’invito di dire qualcosa di noi (abbiamo 10 minuti sarebbe bello preparare almeno un cartellone o qualcosa che non sia solo un parlato) ascoltiamo il messaggio che ci portano. Sarà una partecipazione del tutto personale chi vorrà potrà venire, chi non vorrà esserci potrà stare a casa,  nel rispetto assoluto delle proprie convinzioni e ogni socio potrà invitare a sua volta delle persone che hanno voglia di NUOTARE NEL MARE APERTO DI PIAZZA LAMBRAKIS.

TEMPO SACRO

Non vorrei che traesse d’inganno… Anzi no: voglio proprio che tragga d’inganno il Sacro  Eremo di Camaldoli!

Tempo sacro non tempio sacro. La parola sacro ci evoca qualcosa di solenne, lontano, non alla nostra portata, invece dobbiamo volere qualcosa di sacro per noi e tutti i giorni.

Ogni giorno dobbiamo riservarci un tempo sacro, nel senso che sia solo nostro, nel senso che in quel momento noi siamo al centro della nostra attenzione. Quel momento può essere preghiera, può essere meditazione, può essere chiudere gli occhi e riposare, può essere ascoltare musica, può essere bere una birra gelata o una tisana calda, può essere passeggiare, può essere curare le piante.

L’importante è che il nostro tempo sacro abbia due caratteristiche ‘sacrosante’:

la prima è che sia un rituale, che sia sempre in un momento specifico della nostra giornata: al mattino, alla sera, dopo cena, al rientro dal lavoro, prima di andare a letto, in qualsiasi momento, ma sempre quello;

la seconda è che sia un momento di ‘stacco’ dalla realtà, devo convincermi che in quel momento non posso portare dentro la mia quotidianità, i problemi che mi assillano, le situazioni che mi preoccupano, ma neanche la lista di cose che devo fare o a cui devo pensare, devo ‘staccarmi’ da questa realtà per immergermi anche solo per dieci minuti, in qualcosa che mi rilassa, che mi fa sentire bene, che mi fa pensare che qualcosa di buono c’è per me.

KEEP CALM BE EGOIST

Ma tu credi alle carte?

Non ho abbastanza sensibilità per credere nella divinazione del futuro attraverso i tarocchi o le carte in genere, le foglie del the, la sfera di cristallo.

Ma attribuisco alla lettura delle carte una grande importanza.

Generalmente una persona interroga o fa interrogare le carte quando la propria vita sta subendo una battuta d’arresto, un blocco, una perdita di direzione, in qualunque aspetto: amore, salute, lavoro.

una soluzione suggerita direttamente dalle carte, esula dalle nostre capacità razionali, super utilizzate fino a quel momento, ma proprio per questo ormai esauste e in fase di resa.

Una soluzione affidata al caso (se una persona non crede alle teorie quantistiche, alle leggi d’attrazione o altro) può invece suggerire vie d’uscita completamente diverse da quelle elaborate fino a quel momento. Spesso riuscire a vedere la nostra vita da un’altra prospettiva significa vedere una soluzione inedita e inaspettata.

“Quindi: credi alle carte?” Le uso, uso la loro creatività, il loro porgere soluzioni creative, nuove, l’aiuto ad immaginare e trovare una visione oltre il mondo noto e scontato.

Ps le mie carte preferite? L’imperatore e l’eremita

 

Una poesia al giorno… porta la bellezza intorno

Quest’anno per il mio compleanno volevo farmi coccolare, lo confesso.

Volevo essere pensata, volevo che mi si regalasse qualcosa di bello. Allora ho lanciato un appello: regalatemi una poesia! Sono stata letteralmente sommersa da poesie, in molti hanno dato anche una motivazione del perché proprio quella poesia a me, altri hanno semplicemente detto che era la poesia che amavano di più. Ci pensate che tesoro ho accumulato? Le ho già lette tutte a un primo giro, molte sono ancora da stampare, ho anche il sogno di ricopiarle tutte (sono 91, non poche!!!)

Non mi piace dare consigli ma se avete un po’ di magoncino, una tristezzina che vaga nell’animo, chiedete BELLEZZA! Delle belle immagini, delle poesie, delle foto di paesaggi, e sentirete di quanta tenerezza siete circondati.

Oggi sono molto romanticona e vi regalo questa di Pablo Neruda, insieme ad un abbraccio e l’invito a chiedere, perché siamo circondati da persone che desiderano dare!

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Noi, né carne, né pesce, uniamoci!

Sono una over 50, per il resto sono tutta NON SONO.

NON SONO ancora, o NON SONO più.

NON SONO ancora in pensione, NON SONO più una mamma a tempo pieno perché i miei figli sono già adulti, ma siccome lavoro ancora, NON SONO ancora una nonna a tempo pieno.

NON SONO più da aerobica, GAG o altre diavolerie da palestra, ma NON SONO ancora da ginnastica per anziani.

NON SONO più una moglie, ma NON SONO ancora una irrimediabile zitella.

(NON SONO magra!!!!)

In cinque anni di Casinabella, mi sono accorta che siamo tante donne a NON ESSERE tante cose, specialmente nella sfera privata, specialmente in casa, specialmente in famiglia.

Natalia Aspesi nella sua rubrica “Questioni di cuore” riassume splendidamente questa situazione, nel commentare una lettera scrive: “… per lei essere libera è essere soprattutto se stessa e riconosciuta dai suoi come persona, con tutto quello che lei ha ancora da dare e vivere e scoprire e amare e creare. Non solo un ombra che si aggira frastornata ed esclusa da una partita di calcio, mentre mette la sua intelligenza a preparare un risotto…”

Sono convinta che se forse siamo delle NON SIAMO nel privato, siamo invece tanto, e tanto potenziale, per la collettività.

Innanzitutto siamo sensibili, siamo in ascolto, siamo alla ricerca di nuovi stimoli. 

Siamo anche tanti saperi, siamo tante esperienze, siamo tante avventure e siamo tanta preziosa, e invece sottovalutata, quotidianità da riscoprire e trasmettere.

Allora COLTIVIAMOCI, facciamo gruppo, sosteniamoci nel trovare e sperimentare nuove conoscenze, nuove amicizie, nuove avventure.

INSIEME SIAMO NUOVA VITA, per noi, per le nostre famiglie,  per la società

La Casinabella va in grotta: e se insieme facciamo meditazione immersi nel sale?

La grotta di sale è quella di Elisabetta a San Lazzaro. Volevo chiedere ad Elisabetta di scrivere qualche riga, ma in questi giorni è, comprensibilmente, molto indaffarata.

Ho sentito Elisabetta circa diciotto mesi fa timidamente annunciare quello che era il suo sogno: eravamo ad un corso di Shahruz Rouholfada dedicato all’autostima e in un lavoro a coppie casualmente siamo capitate insieme, ci siamo conosciute in quel momento, e il compito che ci era stato dato affidato era di descrivere quello che era un nostro sogno imprenditoriale e procedere a ritroso dalla realizzazione al primo passo. Elisabetta in questi mesi ha lavorato sodo e sabato il suo sogno diventa realtà: apre il suo centro benessere…al sale!

A parte sabato e domenica che ci saranno un sacco di persone, ho in mente di chiedere ad Elisabetta di riservare una mezzoretta ogni tanto alle amiche della Casinabella per fare un momento di silenzio guidato all’interno della grotta di sale. Sarà un momento di benessere per il corpo, per la mente e per lo spirito. Chi è interessato può comunicarmelo tramite What’s App al 3358331465 o via mail all’indirizzo solito lamiacasinabella@gmail.com e appena avrò il calendario ve lo comunicherò per prenotarvi perché la grotta contiene al massimo cinque persone. Già sabato e domenica chi è interessato può lasciare il proprio nominativo e verrà contattato.

Cosa c’è di più bello di condividere la soddisfazione di un’amica?

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“Che il tempo sia promessa”

Il weekend passato sono ritornata a Romena, una fraternità nata nel 1991 intorno ad un poeta, artista, prete speciale, don Luigi Verdi.

In programma c’è un convegno dal titolo: “Nutrire la Vita”, uno dei relatori è José Tolentino Mendonça, poeta, letterato, prete ora vescovo portoghese; il Portogallo delle istituzioni lo ha scelto come rappresentante della letteratura e della poesia portoghese nel mondo, Papa Francesco come direttore della Biblioteca Vaticana. Vado a Romena per sentire lui, lo conosco perché ho passato la prima notte dell’anno, nei miei capodanni al Sacro Eremo di Camaldoli, a leggere il suo libro “Liberiamo il tempo” e ne avevo inserito un brano, quello dove scrive che ormai viviamo tutti in open space senza caratterizzazioni a supporto della mia proposta di cercare e trovare in casa uno spazio sacro.

Nel corso poi di quest’anno, quello che partirà a ottobre, gli avevo già ‘commissionato’ la lettura di inizio serata, prima ancora di ascoltarlo dal vivo.

Un intervento, il suo, poetico ed emozionante, dove parla del mare della sua Madeira che lo ha visto nascere, dove lo sento dire che ogni uomo è nutrimento per gli altri uomini, ed è questo l’esempio di Gesù, dove afferma, lui direttore della Biblioteca Vaticana,  di amare soprattutto gli scrittori ribelli, uno fra tutti Pier Paolo Pasolini, perché ci danno domande e non conferme, dove dice che sia benedetta la nostra fragilità perché è lei che ci consente di comprendere il senso della nostra vita. Cosucce così!!!

Finito l’intervento mi metto in fila per chiedere l’autografo, già vedo che lui non stringe mani ma abbraccia con un sorriso pazzesco (devo dire che ha sorriso tantissimo per tutto l’intervento, ripetendo che gli piace molto Romena e si vedeva proprio che era contento di essere dov’era, per me anche questo grandissimo insegnamento); penso anche a voi corsiste, con che orgoglio vi mostrerò la sua firma, è la spinta a non rinunciare per timidezza. Ma quando arrivo davanti al suo sorriso direttamente lamia timidezza mi gioca un brutto scherzo, mi emoziono e mi vengono gli occhi lucidi di lacrime, questo uomo, compresso da un sacco di gente che attendono, si ferma, mi sorride e mi chiede: “Perché?” Io come in trance gli rispondo che nei miei corsi leggo dei brani del suo libro, non gli basta, mi chiede “Che corsi?” E io gli dico che sono corsi per prendersi cura di se’ e del proprio tempo, partendo dalla propria casa, con una sintesi impeccabile che non mi è propria (!) Ancora sorride chiedendomi il nome e scrive: “Per Nicoletta che il tempo sia promessa” e mi abbraccia stretto.

Sorrido anche io e fuggo, perché se potevano essere anche carini e simpatici due occhi lucidi, dei singhiozzi soffocati sono sinceramente imbarazzanti.

Quindi, sappiatelo: i corsi di quest’anno hanno anche questa laica e poetica benedizione di un poeta vescovo.

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